giovedì 10 marzo 2005

.::Un blog dalla frontiera, e pensare che avevo quasi perso la speranza...


Nel carcere di Dajabón, all'interno del complesso militare "Fortaleza Beller"

... poi invece uno capisce che è ora di dire basta e invia un post. Ero pronto da quasi un mese, aspettavo solo il momento giusto e, perché no, anche la foto giusta: quella capace di raccontare in un attimo dove vivo e perché faccio quello che faccio.
Volevo quella foto di cui avevo sentito scattare il click nel carcere di Dajabón: il dito era quello di Jonas, fotografo belga alle prese anche lui con la frontiera. La sua era stata una foto fatta alle spalle, in un posto dove avere un amico “alle spalle” ti fa stare piú tranquillo. Beh, eccola, arrivata oggi, a un mese e qualche migliaia di km di distanza: mi ricorda quel giorno, il carcere e i suoi “ospiti”, l’otturatore della Rollei che si é inceppato due volte, le facce e i tatuaggi, i rullini che finivano troppo presto. Giá, i rullini: tutti andati oltre oceano nella borsa di Jonas, con la speranza di rivederli presto e ben sviluppati. Nel frattempo le foto che mi stanno riempiendo gli occhi sono quelle della tragedia che tre giorni fa ha fatto 134 morti nel carcere di Higuey, sud est dell’isola.
Era la notte di una domenica che stava per trasformarsi in un pessimo lunedí: lotta tra bande per lo spaccio interno della droga, revolver che circolano liberamente, la polizia che si fa prendere la mano e lancia un lacrimogeno di troppo, provocando un incendio che si rivelerà un olocausto. Per tre giorni si é discusso, accusato, tentato di insabbiare, ristabilito l’ordine tra i giornalisti che si erano dimenticati chi sono i veri padroni: finalmente la versione ufficiale ha attribuito le sole colpe alle bande, mentre si continuano a trovare cadaveri con i fori dei proiettili della polizia.
Per fortuna c’è ancora chi osa riconoscere che uno dei problemi seri è il sovraffollamento di queste carceri, con oltre due terzi dei detenuti ancora in attesa di giudizio e delle strutture che non si possono certo definire “modello”. E cosí il presidente Fernandez ha un bel “d’affare” nel portarsi a casa i 300 milioni di dollari che un gruppo di impresari spagnoli vuole investire nella modernizzazione del sistema carcerario domenicano. Un affare per tutti... ¿nessuno escluso?
Tornando a me: cosa ci facevo nel carcere di Dajabón alle 8 di mattina di un normale giorno di lavoro? Avevo deciso di unirmi al gruppo di colleghi che organizzava l’Operativo de limpieza: abbiamo raccolto spazzoloni, pennelli e vernice e siamo andati al carcere cittadino per dargli una rinfrescatina con l’aiuto dei reclusi. Era la mia prima volta, lo giuro. Forse per questo, di quel giorno ricordo due cose: ho fotografato come poche altre volte nella mia vita, con la speranza di non rivedere mai piú degli uomini in quelle condizioni; ho parlato come poche altre volte nella mia vita, con la certezza che non sarà mai piú la stessa vita.

11 commenti:

Enrico Barasciutti ha detto...

M'onoro d'esser il primo a scriverti pubblicamente, sinceramente e profondamente: GRAZIE.
Che sia compito per noi tutti il dar risalto a questo blog, che sia impegno per noi tutti il dar voce al tuo impegno!
A presto "...maestro"!
*E*

Anonimo ha detto...

....e nella notte della dignita'..nei sotterranei della storia dove la persona è
immaganizzinata..relegata come cose inutili..ECCO UN BARLUME DI SPERANZA .. di
voglia e desiderio di rinascere che credo sia "rinchiuso" nel carcere che ci
descrivi....
un abbraccio forte...
a presto CECI&LUCIA

Anonimo ha detto...

Questo è uno di noi.
Ma è un noi speciale, uno di quelli che si mettono in gioco mentre noi osserviamo ammirati.
Tra quest'ultimi noi mi ci metto anch'io, coraggioso con la parola e sempre troppo poco con i fatti.
Il suo impegno non è vano ne per lui ne per noi che anche solo con un sorriso della mente possiamo ammirare il suo impegno e infondergli fiducia.
Gianni, le tue foto noi le guarderemo sempre e sempre continueremo ad avere bisogno dell'istante in cui chiudi la tua palpebra in un "click". Che per noi diventa "storia", per te rimane "la mia vita".
buon lavoro.

Per chi non sapesse chi è Gianni Dalmas, ecco una sua breve biografia: nato una trentina d'anni fa tra le colline di Vittorio Veneto, si è laureato in Scienze Politiche a Padova. Trasforma la sua passione per la fotografia in professione quando riesce a trovare il modo di unire alla tecnica fotografica l'impegno civile in senso ampio. E' suo lo spirito di chi continua a domandarsi con metodo il senso delle cose, la ragione degli accadimenti, a chi svela e spolvera il falso ed i silenzi. L'esigenza che lo porta a sottrarsi da una "vita comune" per iniziare quella del fotoreporter probabilmente non avrà mai adeguata risposta e fino a quel giorno potete stare tranquilli, avremo chi ci ricorderà una parte del mondo in cui viviamo. In questo momento Gianni è al suo secondo viaggio in Repubblica Domenicana. Del primo ricordiamo i reportage sulle condizioni dei tagliatori della canna da zucchero, del secondo abbiamo a disposizione un blog che c'ha promesso aggiornerà in base anche alla disponibilità di tempo e d'energia elettrica.

Ecco, semplicemente questa mia mail vuole essere un invito a vedere a consultare e a far sentire il nostro sorriso a lui.

Con un abbraccio grade a tutti voi,
*E*

Anonimo ha detto...

ottimo henry...unico difetto alle tue parole è che ti ho anticipato di netto: il blog di gianni h gi` tra i "preferiti" del mio pc da ieri....
baci gio

Anonimo ha detto...

sto sfogliando il tuo blog
è la prima volta che visito un blog
ma ho sentito l'urgenza di mandarti un saluto
intanto la grafica è molto bella ed elegante
da raffinato quale tu sei...
ci sentiamo presto.
alessandra dallo studio inscena
un abbraccio fortissimo

Anonimo ha detto...

Vedere il tuo blog è stata una sorpresa bellissima e allo stesso tempo mi ha
messo una forte malinconia e disagio. Sono contento di sapere che stai bene. E'
queta la cosa più importante. Non potrei commentare ciò che hai scritto. Mi
mancano le parole e comunque anche se provassi...
noi stiamo benissimo. Michele sta crescendo in fretta e diventa sempre più
bello. Ti pensiamo molte volte e le tue cartoline appese nella parete del mio
ufficio mi ricordano ogni giorno che ho un grande amico distante fisicamente ma
vicinissimo ai miei pensieri e nelle mie preghiere.
Ti auguro tutto il bene possibile.
Vedendo la foto del sito mi hai preoccupato moltissimo. Sei sempre più magro!!
Ti mando i saluti anche di Serena e del piccolo Michele.
A presto e grazie infinite.
Marco

Anonimo ha detto...

ogni mattina "butto l'occhio" qui nel blog...è come passare a trovarti in ufficio...come se fossi qui vicino....anche se in realtà "l'ufficio" è un po' particolare....
ciao GIO

Enrico Barasciutti ha detto...

concordo, anch'io butto l'occhio tutti i giorni. io alla notte, quando dovrebbe essere circa mattina per te. aspettiamo notizie se e quando avrai voglia di aggiungere.. ciao bello, domani mi laureo. brinderemo anche in tuo onore.
*E*

giannidalmas ha detto...

Beh, anch'io ci butto l'occhio... e poi mi sommergo nel lavoro e il post mi rimane nella testa... Sto finendo un comunicato stampa e poi dovrei riuscire a postarvi le ultime novitá...
Un abbraccio enorme Enrico! (anche se domani, se io fossi a Padova, non sarebbe proprio un abbraccio quello che ti darei! ... e nemmeno un bacio, eheh!).
Ragazzi, non fategli troppo male, che poi si arrabbia e inizia a boxare!
Buona laurea e ubriacati anche per me!
gianni

Enrico Barasciutti ha detto...

grazie G!

Anonimo ha detto...

BUONA PASQUA A TE ..SINCERA..SERENA..LIMPIDA E LIBERA...SI PERCHE' LA PASQUA E' DONOI DI LIBERTA' DI RINASCITA DI RI-VITALIZZAZIONE PASQUA "e? PASAGGIO DALLA MORTE ALLA VITA"...E come tutti i passaggi, i viaggi, i percorsi, le strade è percorso di libertà...
IL "DIO..GESù Cristo..IL PADRE ma ... "qualunque sia COLUI che guida il tuo spirito", ti doni pace e forza in questa tua significativa presenza in quella terra sporcata come tante dalle ingiustizie umane....
PS. HO SCELTO anonymous perchè non mi fa fare la loginn vabbè
un abbraccio CECI /\ & LUCIA