Nick Brooke affacciato alla "cella vecchia", nel carcere di DajabónNo, niente incidenti stradali... la strada giusta a cui mi riferisco é quella che sembra aver preso il governo dominicano in tema di prigioni.
Giá da tempo esiste un progetto chiamato Parme (
Proyecto de apoyo para la reforma y modernización del estado) che prevede il miglioramento del sistema penitenziario, attualmente allo sfascio.
Non entro nei dettagli solo perché non li conosco (eheh), peró é un dato di fatto che, dopo la tragedia di Higuey, la macchina della riforma ha ripreso a camminare. E, d’altro canto, non poteva non essere cosí: i morti di quel lunedí nero sono saliti a 136 e ben 52 cadaveri non sono nemmeno stati reclamati dalle famiglie. Non sempre si é trattato di cattivi rapporti con i famigliari: molte volte uno finisce in carcere e semplicemente non riesce a comunicarsi con la moglie o la madre... Molte volte si finisce in carcere senza nemmeno essere colpevoli: in Dominicana, quando ci si trova in presenza di una querela penale contro qualcuno, il giudice opta il piú delle volte per il carcere preventivo, e quando sei dentro sei dentro, nella cella comune insieme ad assassini e rubagalline.
In quel rogo erano quasi 100 i reclusi in attesa di giudizio: chissá quando si fará luce sui casi particolari, su ogni povero disgraziato che non doveva essere lí quella notte.
E cosí, in attesa di accertamenti che molti hanno paura di fare, le “autoritá” hanno deciso di venire fin quassú a Dajabón, su quella
frontiera che é solo a un passo, ma é piú lungo della gamba: attraversarla, anche solo mentalmente, é cosí difficile... di lei si ricordano solamente quando si sta per toccare il fondo.
L’elicottero presidenziale li ha sbarcati direttamente nel recinto militare della
Fortaleza Beller, dentro la quale c’è il carcere civile (!!!). Nell’ordine sono scesi: l’ambasciatore inglese, il direttore della scuola nazionale penitenziaria, il Procuratore generale della Repubblica e l’assessore inglese per la riforma del sistema penitenziario, Nick Brooke (
nella foto). Non ci hanno nemmeno provato ad entrare nella cella vecchia: ci hanno solo buttato un occhio, fatto qualche domanda... ma tanto la situazione di quella cella si vede all’istante, é tutta lí, sudicia e brulicante di uomini (tra i quali un pazzo che non perde occasione per abbassarsi i pantaloni, alla faccia del
self control inglese).
Nella cella nuova, inaugurata meno di un anno fa, la stuazione é migliore: Brooke finalmente sembra aver convinto gli altri a trasformarla nella cella di detenzione dei carcerati preventivi: una persona che non sia dichiarata colpevole non merita la cella vecchia... e i colpevoli si? Vabbé...
Poi arriva il nostro momento, letteralmente “Arrivano i nostri!”. Per piú di una settimana abbiamo lavorato sul documento da presentare alle autoritá: Solidaridad Fronteriza chiede questo e questo, e poi ancora quest’altra cosa e, se si puó, pure quest’altra. Mezz’ora di colloqui, e quello che ci concedono giá da subito é:
- la liberazione di 6 haitiani che si trovano ancora in carcere perché, dopo aver scontato la pena, non avevano i soldi per pagare la multa accessoria (per una multa di 30 euro, si puó rimanere dentro anche due anni!);
- l’inizio della costruzione di un centro di accoglienza per donne vittime di abusi, considerando l’alta percentuale di casi riscontrata nella zona di frontiera;
- la preparazione di corsi di lingua (creolo haitiano) per i nuovi agenti penitenziari, ai quali Solidaridad Fronteriza ha giá dato corsi di Diritti Umani e di Radici della dignitá umana.
Beh, non molto, considerando che altre cose come la ristrutturazione e pulizia della cella vecchia, la costruzione della biblioteca interna, la costruzione di altri bagni e docce, l’inizio di corsi di formazione professionale vengono sempre promesse e mai mantenute.
Peró stavolta ci accontentiamo, e un pesiero lo facciamo ai 136 morti di Higuey.
Delle volte penso a una cosa, come se la stessi vedendo in un film. Un incidente in macchina: tu hai ragione, lui ha torto. Lui ha le costole rotte perché, ubriaco com’era, non aveva messo le cinture. Lui finisce in ospedale per farsi fare le lastre, ma é mezzo intontito dai tranquillanti e dal rum che si era bevuto prima. La polizia non lo puó interrogare, ma tu sai che hai ragione, e glielo spieghi. Loro ti credono, e nello stesso momento ti mettono in carcere: si chiama arresto preventivo, da queste parti. Due sono le ragioni: la prima é che tu potresti essere il vero colpevole,
e fin qui ci siamo. La seconda é che i familiari dell’ubriacone sanno giá, perché LORO lo conoscono (LUI non puó aver fatto una cosa del genere!) e quindi il colpevole sei sicuramente tu. Ora che ci pensi, la polizia ti sta facendo un piacere: tu rimani in cella finché l’altro non esce vivo dall’ospedale e chiarisce la cosa ai parenti, che sennó ti linciano sul posto. É giá capitato, lo sanno tutti. Ma
qui non ci siamo piú, perché tu potresti essere ad Higuey questa notte, seduto sulla brandina della cella pensando solo alla macchina che quell’ubriacone ti ha appena sfasciato. Poi inizi a sentire l’odore acre del fumo, ed é l’inizio della fine.